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Baudino Mario - IL MITO CHE UCCIDE. Dai catari al nazismo: l'avventura di Otto Rahn l'uomo che cercava il Graal e incontro Hitler

Baudino Mario - Il mito che uccide

Alla fine degli anni Venti un giovane e brillante storico tedesco, Otto Rahn, giunge per la prima volta in Provenza, sulle tracce del Santo Graal, la mitica reliquia la cui storia è strettamente connessa con quella dell'eresia e della persecuzione dei càtari durante il Medioevo. Attraverso i meandri di questa vicenda, avvolta tra realtà e leggenda, l'autore ripercorre con ampio respiro narrativo una delle pagine più fosche della storia europea. Rahn finirà per essere cooptato dai dirigenti nazisti che intendono rilanciare il mito "ariano" del Graal, promuovendo vere e proprie spedizioni di ricerca anche dopo la misteriosa morte del giovane studioso, avvenuta nel 1938, a soli trentaquattro anni.

 

Dati 2004, 256 p., rilegato
Editore Longanesi

 

La recensione de L'Indice

I miti più duraturi sono quelli che fioriscono intorno a ciò che è meno dimostrabile. Del Santo Graal, per esempio, non si è mai nemmeno saputo con certezza che cosa potesse essere, eppure fu cercato per secoli dai cavalieri, dai mistici e dagli esoteristi più devoti e solerti. Otto Rahn è uno di questi. Come nota Baudino, egli fu un "eroe dell'occultismo" e un nazista sui generis . Lo si incontra in Francia e in Germania, fra i Wandervogel e fra le SS, negli stambugi da bohémien come nei grandi alberghi degli aristocratici. Montségur, la poesia di Eschenbach e la figura di Esclarmonda di Foix furono le stelle polari di un'esistenza tutta tesa alla ricerca della verità sui Catari, giacché Rahn la giudicava fondamentale per la storia umana. Giunse a convincersi che i Catari, ostili alla tradizione veterotestamentaria, fossero anticristiani, parenti stretti dei druidi celti e protagonisti, quindi, di un "mito di morte" che ne faceva i referenti spirituali più adeguati per il popolo tedesco. Baudino, ancora una volta molto abile nell'intrecciare dimensione storiografica e dimensione romanzesca, dimostra peraltro che nell'entourage di Himmler, cui Rahn apparteneva, le ciarlatanate erano moneta corrente. Fatto è che Rahn, in ogni caso, non poté portare a termine i propri studi. Aveva infatti appena inviato una lettera di dimissioni alle SS quando morì (marzo 1939), durante una tempesta di neve a quaranta chilometri dal nido dell'aquila dove Hitler aveva fatto erigere la sua dimora. Fu suicidio? Oppure Rahn venne assassinato? Baudino sembra dare almeno in parte credito all'ipotesi di chi ritiene la morte di Rahn "firmata Himmler".

Daniele Rocca

I vostri commenti

Ottavio76 (28-10-2006)
Mi stupisco di chi si lamenta per quanto è scritto su questo libro. E' una sorta di vita, romanzata su Otto Rahn, ovvio che ci sia qualcosa di inverosimile, e che alla fine qualche conto possa anche non tornare. La questione è un'altra : su questo personaggio Otto Rahn è difficile reperire matariale. Attorno a lui c'è molta leggenda e poca verità. L'autore s'impegna a fare un pò di chiarezza. Prima di tutto, il fatto che Rahn sia stato un nazista non lo aiuta certo a riabilitarsi, anzi solo x questo molti tendono ad evitarlo o a non parlarne, come se non fosse mai esistito. Invece l'autore coraggiosamente fa luce su questo misteriso personaggio. Io lo definirei il precursore di tutta la cultura new-age, esoterica, di questo inizio millennio, il "padre" della Montsegur del Graal. Se oggi a Montsegur c'è turismo, misticismo, esoterismo in primis è senz'altro merito di Rahn. Ottimo lavoro di Mario Baudino, il suo libro fa bella mostra di sè nella mia libreria, ci voleva qualocsa su Otto Rahn
Voto: 4 / 5

Marco (21-01-2005)
Mi associo pienamente alla recensione di Massimo Mazza, complimentandomi comunque con l'autore per l'impegno, ma ammonendolo allo stesso tempo per la confusione profusa. Ne sconsiglio l'acquisto a quel prezzo!
Voto: 2 / 5

MASSIMO MAZZA (26-08-2004)
Letta una lusinghiera recensione del libro sull'inserto "Tuttolibri" de La Stampa, forse mi aspettavo qualcosa di più. E'vero che Baudino racconta la vita di Otto Rahn come un romanzo giallo e che, riportando testimonianze discordanti o addirittura frutto di fertile fantasia altrui, riesce a ricostruire con discreto successo l'enigmatico carattere del protagonista, tuttavia l'eccessiva mole di informazioni e il non sempre costante riferimento alla cronologia dei fatti fanno sì che, a tratti, il lettore si smarrisca. Nella circostanza l'aggravante è che chi legge rischia concretamente di perdere quel sottile filo immaginario che lo lega all'atmosfera magico-esoterica, perno della narrazione. Non potrebbe essere altrimenti dato che, se l'associazione del mito dei Catari con il nazismo è già di per sè un'operazione ardita, figuriamoci la difficoltà dell'Autore di ricostruire il tutto per il grande pubblico assemblando le varie fonti cui Baudino si riferisce nel testo e nella bibliografia. Tant'è, da parte mia l'attesa era tanta che la piccola delusione poteva darsi quasi per scontata.
Voto: 2 / 5

Luigi De Chiesa (25-08-2004)
Mi sono improvvisamente accorto che in questo libro, appassionanate e documentato, c'è anche la vera storia di come sono nate tutte quelle leggende su Rennes-les-Chateaux che confluiscono nel Codice da Vinci di Dan Brown. E al di là di tutto questo è un bel merito per un bel libro...
Voto: 5 / 5

angelo dalmasso (19-07-2004)
Una buona storia davvero. Leggendolo, ho imparato molto, e mi sono anche emozionato. La vicenda dei catari, che non conoscevo, è appassionante; e soprattutto insegna come in fondo i problemi importanti, oggi come otto secoli fa, non siano cambiati molto. La storia di Otto Rahn, che cercando il Graal incontra il nazismo, mi era parzialmente nota. Ma qui l'ho trovata molto più ricca di quanto immaginassi. Un po' di delusione per come l'autore smonta la vicenda dei tesori di Rennes les Chateux. Io non riesco a rassegnarmi al fatto che si tratti di una pura e semplice invenzione, e per questo gli tolgo un voto. Ma solo per ....
Voto: 4 / 5

piero bona (04-04-2004)
E' un libro molto avvincente, che racconta tre storie: quella di Otto Rahn, quella dei Catari e quella del Graal, un mito che si è incarnato nel tempo in modi davvero imprevedibili. Ho imparato molto e mi sono anche appassionato, perché si legge come un romanzo. C'è persino la suspence, l'attesa per come andrà a finire una storia così tragica e, diciamolo, balorda.
Voto: 5 / 5

di Alessandro Dell’Aira
http://www.povo.it/trentino/040807.htm<

Si terrà oggi al palazzo delle Terme di Comano la presentazione del libro «Il mito che uccide» di Mario Baudino. L'incontro che è fissato alle ore 17. alla presenza dell'autore, giornalista culturale per La Stampa, è nell'ambito del caretellone di «Trentino d«autore», il consueto appuntamento organizzato dall'Apt delle Terme di Comano. Al termine dell'incontro verranno sorteggiate tra il publico due copie regalo.

“Il mito che uccide” di Mario Baudino, giornalista culturale per La Stampa, è la storia del tedesco Otto Rahn, che negli anni Trenta rigenera il mito del Graal, passa con le SS ed è travolto da un’ossessione. Era corso da Parigi in Linguadoca dietro a una pista d’oro. Un curioso della storia, o uno dei tanti spioni che con fini pretesti si aggiravano per l’Europa in quegli anni? Alloggiava in una pensioncina, frequentava caverne e dirupi pirenaici. Un giorno lo beccarono a fare graffiti falsi in una grotta. Di punto in bianco rilevò un albergo, l’Hotel dei Castagni di Ussat, sperando di rilanciarlo con invitati d’onore del calibro di Josephine Baker e Marlene Dietrich. Si credeva un artista totale, come Wagner. In tanti si chiedevano cosa diavolo avesse in mente. Sulla scorta di due poemi medievali, uno francese (il Perceval di Chrétien de Trojes), l’altro tedesco (il Parzival di Wolfram von Eschenbach), dedusse il nesso tra i càtari, gli eretici “perfetti” che si astenevano da ogni tipo di carne per scansare i peccati di gola e lussuria, e la custodia del Graal nel castello di Montségur. I càtari furono sterminati con il placet dell’Ordine di san Domenico. Fu una crociata speciale. Secondo Rahn, una crociata contro il Graal. E’ questo il titolo del libro fatale. Otto si uccise nel 1939 – forse per ordini superiori – nei pressi di Söll, sui monti di Kufstein, durante una tormenta. Mai più ritrovato. Una morte di quelle che aleggiano su chi fruga tra i misteri della storia. Braccato dai sensi di colpa, sommerso da un’immensa coltre bianca, sepolto vivo come Ötzi, o come gli albigesi murati a centinaia – si dice – nelle caverne del Sabarthès, scompare per sempre. O per poco? Chissà (un suo falso necrologio era stato diffuso due anni prima). C’è chi ha scritto che Rahn ricomparve in Italia, sotto falso nome, per espiare le sue radici ebraiche. Ma questo è un mito nel mito. Mario Baudino, ospite di Trentino d’Autore 2004, sarà alle Terme di Comano sabato 7 agosto pomeriggio. Introdotto da Alberto Faustini, verrà a dipanare questo groviglio di politica, neopaganesimo, spionaggio, letteratura e magia nera. Come lui stesso svela in fondo al libro, lo hanno assistito molti accademici, tra cui Francesco Zambon, dell’università di Trento.

Fallito l’Hotel dei Castagni, Otto Rahn entra nelle SA e quindi nelle SS. E’ inviato come aguzzino a Dachau. Man muss fressen, cosa non si fa per mangiare, borbotta a un amico francese tra la calca di una Berlino in festa per le Olimpiadi del 1936. Schiavo del regime, è foraggiato da Himmler e si barcamena tra questi e il rivale Rosenberg. Mentre la sua stella declina, in Francia cresce la fama mondana di Montségur, presunto scrigno del Graal.

Cos’è il Graal? Almeno due cose può essere, spiega Baudino: il calice dell’Ultima cena, che accolse il sangue versato da Cristo sulla croce, o una magica pietra che dà la sapienza. Nel Parsifal Wagner lo associa al calice sacro e recupera il mito all’ortodossia, riportandolo in ambito celtico-germanico. Rahn elabora la versione di Wagner e la consegna al nazismo. La sua vera rovina fu il Graal, sostiene Baudino, e non la fede in Hitler e nell’arianesimo. Concordiamo. In letteratura, Otto Rahn ha una fama consolidata di pasticcione. Fa una comparsata anche nel Pendolo di Foucault di Umberto Eco, nei panni di una specie di mago Casanova dell’occultismo, che mutatis mutandis prova scientificamente i rapporti tra il Graal e il Vello d’Oro degli Argonauti. Su questa pista si lanciarono in tanti. Smantellarono pavimenti e sepolture, cercarono il magico Calice ovunque ci fosse odore di Templari, nel Tibet, e più che mai nel castello di Montségur. Uno dei tanti era l’inglese Aleister Crowley, allievo di Madame Blavatsky e affiliato alla Golden Dawn, la setta dell’Alba d’Oro, che nel settembre 1930, mentre Rahn si affannava in Linguadoca, “sparì” tra i flutti nella Boca do Inferno presso Cascais, con l’ineffabile regia di Fernando Pessoa, per riemergere qualche settimana dopo a Berlino, polo magnetico di faccendieri tenebrosi, ciarlatani di razza, nazisatanisti, promotori di miti sensazionali per la politica del sangue e della terra, e perché no, per le nuove frontiere del consumo e del gusto. Dall’Atlantico ai Pirenei, da Cascais a Montségur. Dopo i liberi eroi del Grand Tour, ecco l’esoterismo (e il turismo) di massa. E dopo ancora, Indiana Jones, il Da Vinci Code e il Leonardo new age di Dan Brown.

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KimkasJKK